Ma forse il destino non è altro che il temperamento di ciascuno di noi, quello che attrae invisibilmente la gente e gli eventi. Ci sono persone che mostrano una certa passività nei confronti della vita, aspettando di vedere che cosa arriverà loro nel piatto, o cosa cadrà loro in grembo, o le guarderà in faccia e poi cercano non tanto di afferrarlo quanto di aspettare, lasciando che la cosa si sviluppi, si riveli. Poi si tratta di farne il meglio, di fare quello che si può.
Avrebbe mai creduto, a diciannove anni, sposando Johnny quando non c'era nessuna ragione di aspettarsi altro che guerra e tempi duri, che si sarebbe ritrovata a essere una specie di madre di famiglia?
A quale punto del percorso avrebbe dovuto dire, posto che fosse stata determinata a evitare questo destino, "No, non voglio"? Aveva lottato contro la casa di Julia, ma probabilmente sarebbe stato meglio se avesse ceduto molto prima, se avesse detto sì, sì a quello che stava accadendo, e se lo avesse detto con consapevolezza, accettando quello che si era ritrovata di fronte. Era questa adesso la sua filosofia. Dicendo no, si fa spesso come quelli che divorziano da un compagno solo per sposarne uno uguale nell'aspetto e nel carattere: ci portiamo dentro dei modelli invisibili che sono ineluttabilmente parte di noi come le nostre impronte digitali, ma non li riconosciamo finchè non ci guardiamo intorno e li vediamo rispecchiati.
"Sappiamo ciò che siamo.." (Oh, no che non lo sappiamo!) "..ma non quel che potremmo essere."
Doris Lessing, Il sogno più dolce